
Il seminario «Misure giuridiche per il contrasto dello spopolamento rurale nell’esperienza giuridica italiana: riflessioni su alcuni interventi normativi», tenutosi il 13.09.2019 presso il decanato de la Facultad de Derecho, Universidad de Santiago de Compostela, ha avuto per argomento la ricognizione degli strumenti che possono concorrere all’emersione di un sistema di misure giuridiche tese a ripopolare le aree marginali del territorio italiano.
La lotta allo spopolamento rurale, infatti, non costituisce ancora lo scopo principale di una normativa nazionale, poiché la sua rilevanza giuridica dipende da pubblici interessi ulteriori ma strettamente correlati al fenomeno della «desertificazione demografica». Essi formano l’oggetto di due interventi legislativi: la Legge 1 dicembre 2015 («Disposizioni per la tutela della biodiversità di interesse agricolo e alimentare») e la Legge 6 ottobre 2017, n. 158 («Misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni, nonché disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici dei medesimi comuni»).
La Legge n. 194/2015 intende preservare le «risorse genetiche di interesse alimentare e agrario locali» dal rischio di estinzione e di erosione genetica attraverso la creazione di un sistema nazionale di tutela e di valorizzazione. Gli «agricoltori custodi» sono definiti giuridicamente dalla citata Legge come gli agricoltori che si impegnano nella conservazione delle risorse agroalimentari locali, nell’ambito dell’azienda agricola o in situ. Tali figure rappresentano gli attori principali dello sviluppo rurale corrispondente al recupero e al mantenimento della tradizione.
La Legge n. 158/2017 introduce una serie di disposizioni dirette a sostenere e valorizzare i comuni fino a 5000 abitanti, anche e soprattutto attraverso interventi per la riqualificazione ed il recupero dei centri storici. Secondo il legislatore, lo scopo è perseguibile attraverso il miglioramento dei servizi essenziali, il quale si ramifica in una serie di interventi riconducibili a tre blocchi di misure: il potenziamento dell’accessibilità socio-spaziale, il recupero e la valorizzazione del patrimonio anche infrastrutturale, il sostegno dell’agricoltura locale.
La legislazione esaminata presenta numerosi vuoti normativi, purtuttavia l’introduzione degli strumenti ivi previsti può essere utile, attraverso l’individuazione di alcuni indirizzi, alla costruzione degli interventi più specifici. Emerge, in particolare, che il filo rosso seguito dal legislatore nella lotta incidentale allo spopolamento rurale è la valorizzazione dell’agricoltura. Coerentemente con le caratteristiche fisiche delle aree coinvolte, infatti, la loro struttura economica si caratterizza per una forte specializzazione nel settore primario ed è, dunque, necessaria la sua considerazione e nella diagnosi e nella prognosi del problema.
Con la rivoluzione verde avviata negli anni ‘40 del secolo scorso, l’agricoltura di tipo intensivo e fortemente specializzata ha progressivamente sostituito l’agricoltura estensiva tradizionale, posta alla base delle economie locali sino a quel momento. La monocoltura incentivata dall’utilizzo di fertilizzanti e prodotti fitosanitari ha determinato la riduzione della biodiversità, incidendo sulla salubrità dell’ambiente e sulla struttura del paesaggio locali. Non è un caso, quindi, che il fenomeno dello spopolamento rurale si sia registrato, per la prima volta, al consolidarsi di tali cambiamenti.
Da questi presupposti è emersa la necessità di valorizzare il settore agricolo nella sua versione più compatibile con le rinnovate esigenze del contesto socio-economico contemporaneo. La Legge sulla biodiversità di interesse agricolo e alimentare promuove tale approccio attraverso le figure degli agricoltori custodi, i quali non sono solo contadini ma veri e propri depositari della cultura agricola tradizionale coniugata all’innovazione. Le misure giuridiche contenute nella Legge sui piccoli comuni, attraverso la promozione del consumo e della commercializzazione dei prodotti provenienti da filiera corta o a chilometro utile, favoriscono le piccole e medie imprese, fondamentali al mantenimento e allo sviluppo del tessuto sociale, economico e culturale delle aree rurali.
In questo modo, l’ormai consolidato conflitto tra ambiente ed economia si scioglie, per la prima volta, nel modello dell’agricoltura multifunzionale: un processo produttivo in grado di proteggere l’ambiente e il territorio, ma anche di contribuire alla sopravvivenza socio-economica delle aree rurali. Infatti la fornitura di prodotti specifici e di qualità è alla base di un mercato diversificato e risponde ai modelli di consumo attuali.